Sole.
Il fango sotto le scarpe.
Affondo, sento il calore sulla mia pelle.
Quanto tempo è passato?
Insetti nell'erba,
piccole gocce d'acqua sugli steli.
Il mio albero-faro chiama,
le mie gambe obbediscono,
la testa è vuota.
Mi accolgono le prime foglie tenere del biancospino
e qualcosa in me si spezza di colpo.
Quasi ne avverto il rumore secco,
il mondo intorno ha perso i contorni.
La vecchia corteccia raccoglie tutte le mie lacrime.
La luce radente del tardo pomeriggio è bellissima,
la parte esposta del grande tronco è ferita e bagnata,
altra corteccia è caduta dall'alto, e lui è ancora più nudo.
Ma è forte.
Cammino un pò. Pochi metri appena.
Trovo le ossa, ma questa volta sono le ossa del predatore,
non della preda.
Come già ti dissi mi auguro che le tue lacrime siano portatrici di vita.
RispondiEliminaAmore chiama amore, sempre.
Sempre! ;))
RispondiEliminaChe bello. Gli scatti sono tuoi?
RispondiEliminaSì! Adoro fotografare! ;))
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