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martedì 16 ottobre 2018

Raccolto autunnale

Ho lettere da scrivere e colori da svelare,
e un pensiero felice pieno di luce nordica appena affiorato nel qui e ora.
Il tempo è passato volando ultimamente e troppo impegnata a viverlo, non ho quasi avuto occasione di sbirciarci in mezzo a lungo, ma è stato tempo buono e nelle sue pieghe si sono nascoste tante cose belle, osservate per un attimo e poi messe da parte mentre la corrente ripartiva di gran carriera. Non che ora si sia fermata, ma cerco di calvalcarla meglio a pelo e senza redini, 
ma con le ginocchia ben salde. 
Questo autunno sta portando sopratutto il ritrovarsi.
Il ritrovarsi di sguardi e famiglie, di sangue e non.
Di voci e sentimenti che non si potevano proprio più mettere a tacere,
di richiami a cui rispondere forte e chiaro, 
anche un po' dell'amore nel dolore e molto di quella follia sacra che muove i mondi. 


Un pensiero sorridente ad Aarto Paasilinna venuto a mancare proprio mentre dopo sei anni lunghissimi prenoto finalmente un volo per la sua bella terra. Dopo che proprio ieri sera rileggevo qualche brano del suo primo romanzo famoso "L' anno della lepre". Di certo avrebbe colto l'ironia di tutto ciò! :) I suoi libri pieni di humor pungente, malinconia e amore per la natura, in Italia li trovate editi da Iperborea. 


lunedì 10 settembre 2018

Cimaruta


La cimaruta è un incantesimo di per sè, un amuleto molto antico, radicato nella tradizione della vecchia religione d’Italia. La cimaruta tradizionale è modellata secondo l’immagine di un rametto di ruta, un’erba che ricopre una notevole importanza nella stregoneria di tradizione italiana. La ruta fin dal medioevo era ritenuta un’erba scacciadiavoli da raccogliere nella notte di San Giovanni. Essa era impiegata nella magia contro gli spiriti: si portava sulla tomba per proteggere l’anima del defunto dagli spiriti maligni. Rametti di ruta erano inchiodati alle porte per impedire al male di entrare.Il ramo di ruta di quest'amuleto è diviso in tre steli che simboleggiano la dea Diana Triformis: la ruta è infatti una delle erbe sacre a questa dea. Vari talismani appaiono sul disegno della ruta e ognuno porta il suo proprio significato. I simboli principali sono la luna, il serpente e la chiave. Questi rappresentano la dea nella sua triplice forma come Ecate (la chiave), Diana (la luna) e Proserpina (il serpente). Più in generale Fanciulla, Madre e Crona. Questo antico raggruppamento della dea appare negli antichi scritti di autori come Lucano, Ovidio e Orazio. Tutti i simboli che vi si trovano  sono comuni nella magia popolare e appaiono in numerose versioni. Molti incantesimi di magia popolare, come la cimaruta, sono stati progettati anche per essere usati anche contro la stregoneria stessa. Un esempio appare nella consuetudine di mettere una cimaruta sulla culla di un neonato per la convinzione che essa sarebbe in grado di proteggerlo dal malocchio e dalla stregoneria. L’usanza  deriva dall’antica pratica delle donne romane che facevano offerte a Diana per poter partorire sotto la protezione della dea. In questa luce si può notare che il potere della cimaruta è stato inteso come un omaggio a Diana per la nascita del bambino e la protezione dello stesso. Purtroppo tali credenze e pratiche antiche vennero condannate e rimosse dalla Chiesa e dai suoi agenti, e andarono perdute.


lunedì 20 agosto 2018

<< Pan, il grande, è morto! >>

“...Un grido percorse la tarda antichità:
<< Pan, il grande, è morto! >> narra Plutarco nel Tramonto degli oracoli; tuttavia il detto è divenuto oracolare, fino a significare molte cose per molte persone in molti tempi. Una cosa fu annunciata: la natura era stata privata della sua voce creativa. Essa non era più una forza indipendente e vivente di generatività. Ciò che aveva avuto anima, la perdette; o andò perduta la connessione psichica con la natura. Morto Pan, anche Eco morì; non potemmo più catturare coscienza riflettendo entro i nostri istinti. Questi avevano perduto la loro luce e caddero facilmente nell' ascetismo, seguendo come un gregge senza ribellione istintuale il loro nuovo pastore, Cristo, con i suoi nuovi mezzi di direzione. La natura cessò di parlarci - oppure non fummo più capaci di udirla. La persona di Pan il mediatore, come un etere che avviluppava invisibile tutte le cose naturali di significato personale, di lucentezza, era scomparsa. Le pietre divennero soltanto pietre- gli alberi, alberi; le cose, i luoghi e gli animali non erano più questo Dio o quello, ma diventarono “simboli” o si disse che “appartenevano” a questo o a quel Dio. Quando Pan è vivo allora anche la natura lo è, ed è colma di Dei, talchè lo stridio della civetta è Atena e il mollusco sulla riva è Afrodite. Questi pezzi di natura non sono semplicemente attributi o proprietà. Sono gli Dei nelle loro forme biologiche. E dove trovare gli Dei meglio che nelle cose, nei luoghi e negli animali che essi abitano, e come partecipare ad essi meglio che attraverso le loro concrete rappresentazioni naturali? Ogni cosa che veniva mangiata, odorata, calpestata o spiata era una presenza sensuale dotata di rilevanza archetipica. Una volta che Pan è morto, la natura può essere controllata dalla volontà del nuovo Dio, l'uomo modellato ad immagine di Prometeo o Ercole, che crea da essa e l'inquina senza alcun turbamento morale. ( Ercole, che per primo ripulì il mondo naturale di Pan, combinando l'istinto con la propria forza di volontà, non si fermò per togliere di mezzo le carcasse smembrate lasciate a putrefarsi dopo le sue civilizzatrici imprese creative. Lui si avvia a grandi passi verso la prossima impresa, e verso la pazzia che lo aspetta alla fine). Quando l'umano perde la connessione personale con la natura personificata e l'istinto personificato, l'immagine di Pan e l'immagine del Diavolo si mescolano. Pan non morì mai, dicono i commentatori di Plutarco, egli venne rimosso. Perciò, Pan ancora vive, e non soltanto nell'immaginazione letteraria. Egli vive nel rimosso che ritorna, nelle psicopatologie dell'istinto che si fanno avanti, come indica Roscher, innanzitutto nell'incubo e nelle qualità erotiche, demoniache e paniche ad esso associate. L'incubo quindi offre veramente la chiave per riavvicinare la natura per noi perduta e morta. Nell'incubo la natura rimossa ritorna, così vicina, così reale che non possiamo non reagire ad essa naturalmente,divenendo cioè intensamente fisici, posseduti da Pan, gridando per avere luce, conforto, contatto. La reazione immediata è l'emozione demoniaca. Siamo ricondotti all'istinto dall'istinto.”
 - James Hillman, Saggio su Pan -


sabato 28 luglio 2018