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lunedì 23 ottobre 2017


Sta succedendo qualcosa di meraviglioso nel mio qui e ora: hanno tagliato il mio albero preferito e ne stanno sgorgando il bello delle persone e svariate poesie. Quando accadono piccole cose del genere, mi ricordo perchè sotto sotto so di non poter fare l'eremita. Ogni tanto l'idea mi balena in testa: "Mobbasta! Mollo tutto e vado a pascolar capre!" Ma poi parte dall'Universo stesso ( che è più trickster di me) un mega pernacchione cosmico che contiene tutto il mio amore per le persone, e non mi resta che sbuffare, alzare gli occhi al cielo e sorridere.
Ecco due poesie che mi sono state donate di recente.

Cit. Hermann Hesse "Il canto degli alberi"

"Per me gli alberi sono sempre stati i predicatori più persuasivi. Li venero quando vivono in popoli e famiglie, in selve e boschi. E li venero ancora di più quando se ne stanno isolati. Sono come uomini solitari. Non come gli eremiti, che se ne sono andati di soppiatto per sfuggire a una debolezza, ma come grandi uomini solitari, come Beethoven e Nietzsche. Tra le loro fronde stormisce il mondo, le loro radici affondano nell’infinito; tuttavia non si perdono in esso, ma perseguono con tutta la loro forza vitale un unico scopo : realizzare la legge che è insita in loro, portare alla perfezione la propria forma, rappresentare se stessi. Niente è più sacro e più esemplare di un albero bello e forte.

Quando un albero è stato segato e porge al sole la sua nuda ferita mortale, sulla chiara sezione del suo tronco - una lapide sepolcrale – si può leggere tutta la sua storia: negli anelli e nelle con crescenze sono scritte fedelmente tutta la lotta, tutta la sofferenza, tutte le malattie, tutta la felicità e la prosperità, gli anni magri e gli anni floridi, gli assalti sostenuti e le tempeste superate. E ogni contadino sa che il legno più duro e più pregiato ha gli anelli più stretti, che i tronchi più indistruttibili, più robusti, più perfetti, crescono in cima alle montagne, nel perpetuo pericolo,
Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi li sa ascoltare, conosce la verità. Essi non predicano dottrine e precetti, predicano, incuranti del singolo, la legge primigenia della vita.

Così parla un albero : in me è celato un seme, una scintilla, un pensiero, io sono vita della vita eterna. Unico è l’esperimento che la madre perenne ha tentato con me, unica la mia forma e la venatura della mia pelle, unico il più piccolo gioco di foglie delle mie fronde e la più piccola cicatrice della mia corteccia. Il mio compito è quello di dar forma e rivelare l’eterno nella sua marcata unicità.
...

La nostalgia di vagare senza meta mi prende il cuore, quando a sera, sento gli alberi stormire nel vento. Se li si ascolta a lungo, in silenzio, anche la nostalgia di vagare rivela appieno il suo significato più profondo. Non è desiderio di scappare via dal dolore, come sembra. E’ nostalgia della propria patria, ricordo della propria madre, struggimento per nuovi simboli di vita. Conduce a casa. Ogni strada conduce a casa, ogni passo è nascita, ogni passo è morte, ogni tomba è madre.

Così sussurra l’albero nella sera, quando abbiamo paura dei nostri pensieri infantili. Gli alberi hanno pensieri duraturi, di lungo respiro, tranquilli, come hanno una vita più lunga della nostra. Sono più saggi di noi finché non li ascoltiamo. Ma quando abbiamo imparato ad ascoltare gli alberi, allora proprio la brevità, la rapidità e la precipitazione infantile dei nostri pensieri acquistano una letizia incomparabile. Chi ha imparato ad ascoltare gli alberi non desidera più essere un albero. Non desidera essere altro che quello che è. Questa è la patria. Questa è la felicità."

Per Paola che ha visto il paesaggio cambiare.

( un dono di Beatrice Volpi )


Un tempo gli alberi avevano occhi posso giurarlo,
so di certo
che vedevo quando ero albero, ricordo che mi stupivano
le strane ali degli uccelli
che mi sfrecciavano davanti, ma se gli uccelli sospettassero
i miei occhi, questo non lo ricordo più.
Invano ora cerco gli occhi degli alberi.
Forse non li vedo
perché albero non sono più,
o forse sono scivolata lungo le radici nella terra,
o forse,
chissà,
solo a me m’era parso
e gli alberi sono ciechi da sempre.
Ma allora perchè quando mi avvicino
Sento che
Mi seguono con gli sguardi,
in un modo che conosco,
perché quando stormiscono e occhieggiano
con le loro mille palpebre
ho voglia di gridare
Cosa avete visto?....

Ana Blandiana, poetessa rumena.

( Un dono di Pinco Pallina )

sabato 21 ottobre 2017

I primi passi della ragazza-cervo e la morte del pioppo nero


Addio mio amato vecchio albero.
Addio al tuo grande tronco verde, metà rugoso e metà liscio e nudo.
Se chiudo gli occhi sento forte e chiaro l'odore della tua corteccia. Polvere e sole.
Ricordo perfettamente la forma dei contorni delle tue foglie.
La tua punta spezzata dal fulmine, la tua sagoma inconfondibilmente alta e assimmetrica, che come un faro mi poteva guidare nei miei viaggi a piedi, nel mare erboso che è la pianura.
Ricordo perfettamente i rossi fiori maschili nonostante la tua età e il tuo stato.
Ricordola neve, la nebbia,o l'aria ondeggiante per il calore dell'estate.
Ti ho fotografato mille volte e disegnato.
Ti ho confidato molto, ti ho bagnato di lacrime, ho spesso trovato rifugio sotto la tua chioma,
appoggiata al tuo tronco ho rubato il primo bacio ad uno degli amori più importanti della mia vita.
Vicino a te ho osservato le cincie, la civetta, la ghiandaia e la lepre. 
Ho trovato le ossa della volpe e della cornacchia.
Ho mangiato le bacche rosse e asprigne del biancospino.
Ti amo come fossi una persona.
E lo so che in fondo non sei sparito davvero....
Grazie per esser stato parte della mia vita fotunata.
Grazie mio amato vecchio albero.

Korppi?
Muistatko rakas vanha poppeli?
Noh....tänään kanssa  peura-tyttö menimme siellä.
Hän oli kanssa huivi ympärillä hänen silmänsä ( Eh!eh!) ja minä olin keskitetty noin hän. Ilman puuttua mutta huolellinen. Niin ei nähnyt....
Oli niin turvallinen.
Otin sen itsestäänselvyytenä: iso vanha poppeli oli tavoitteemme, ja pieni peura-tyttö ei edes tiennyt.
Mutta vanha musta poppeli ei on vielä.
Joku leikkaa se, ja maisema on muuttunut, sen tyhjiö on kuin haava minulle.
Sillä hetkellä olen pysynyt tarpeeksi vahva. Koska ei olin yksin, koska toinen henkilö oli myös tärkeä, ja olin tilassa, ja oli todella selvä minulle että itse asiassa mikään ei ole muuttunut, jos ei puun fyysistä-materiaalinen kuntoa....mutta nyt että olen talossa. Nyt olin surussa, juuri kuten yksi rakas ihminen kuolee. Koska olen niin ihmisen, ja on tuskallinen ja kaunis samaikaisesti.
"Haluatko oppia, Kettu? Taas? Ok, niin ota tämä!" sanoi maailmankaikkeus.
( Maailmankaikkeus on todella hyvä nyrkkilijä,ajoittain!)
 Peura-tyttö on ❤ ja olen iloinen tästä, oli kaunis päivä tänään.
Buonanotte, hyvää yötä!




Si può essere profondamente grati e felici,anche da feriti. Il mio faro dei campi non c'è più. Qualcuno ha tagliato il vecchio pioppo nero che era per me così importante, così caro. Inizialmente, il mio cervello non comprendeva il vuoto nel paesaggio che i miei occhi stavano registrando. "C'è qualcosa che non va, ma cosa? Siamo arrivate, ora ce lo troviamo di fronte, ne sono assolutamentissimamente certa. Guardo meglio...." no. Un gigante di circa 25 metri è davvero svanito nel nulla, e al suo posto c'è solo una piccola catasta di rami tagliati che nemmeno riconosco. Non trovo nemmeno il ceppo, sepolto com'è. E che fine ha fatto il biancospino che cresceva vicino al tronco? Nulla ha più senso a questo mondo. Nulla! Non so se tutti voi potrete capirlo, ma io mi sento esattamente come se fosse morta una persona amata. Nulla di meno di questo. Eppure dentro di me c'è un angolino consapevole che sa che sotto sotto, a parte la forma esteriore, a parte lo spostamento fisico di un po' di materia, non è cambiato niente. E poi è stata una giornata-viaggio importante, a tratti anche molto divertente, e io ne sono sinceramente grata. Questa è l'ennesima ed importante lezione-legnata. E ne faccio già tesoro.

" Agli alberi dimenticati, ai confini delle pianure,
al loro non porre resistenza, 
al loro coraggio, alla pazienza
al loro crescere per cento anni
per dare riparo a una famiglia di gazze.
Al loro esistere soltanto per abbracciare un po’ di più il cielo
E un po’ di più la terra.
Alla loro confidenza con i vermi,
al loro nutrire farfalle
al loro saper distinguere la notte dal giorno,
al ripiegare le foglie, a lasciarle andare.
Non abbattetevi alberi,
se non siete stati scelti per abbellire nessun giardino
o nessun viale,
ma solo per fare ombra alle formiche.
Non fatevi abbattere per qualche libro di poesia,
per qualche fiammifero.
Come se non bastasse il vostro ossigeno,
la vostra silenziosa perfezione. "

( Questa bellissima poesia è di 
Andrea Gruccia Due Marchesedelgrilletto )